La parola al nutrizionista

Il castagno ed i suoi frutti

La castagna resta uno dei più richiesti frutti autunnali, estremamente versatile poiché si adatta a diversi utilizzi. Può essere arrostita, lessata, oppure essiccata e conservata per lunghi periodi.

Grande ed antichissimo è il consumo che l’uomo ha fatto di castagne: già Marziale e Virgilio parlano di questo frutto nei loro scritti. Nel Medioevo e nell’età moderna le castagne erano considerate un cibo a destinazione prevalentemente popolare vista la loro facile reperibilità ed il loro basso prezzo. Esse rappresentavano, infatti, un utile sostituto della ghianda e di altri prodotti dell’incolto, ed una possibile alternativa, seppur non altrettanto valida, alla lenticchia, al farro, all’orzo e specialmente al frumento.

 

La castagna veniva anche chiamata “pane dei poveri”: questo perché è ricca di carboidrati complessi (amido) come i cereali. La cottura trasforma parte dell’amido in zuccheri semplici, che ne conferiscono la dolcezza tipica. Per ogni 100g grammi le castagne forniscono 153 kcal se fresche, 287 se secche, 120 se bollite, 343 sotto forma di farina. Le castagne sono anche una buona fonte di fibre, di potassio, di vitamine del gruppo B, soprattutto la riboflavina (B2), e di niacina (vit. PP).

 

Dalla castagna si può anche ottenere uno sfarinato da impiegare come succedaneo delle più pregiate e più costose farine di cereali, nella preparazione di zuppe, farinate, polente, puree, focacce, castagnacci, gnocchi, frittelle e pani (misti perché la castagna, non contenendo glutine, dà una farina che da sola non è panificabile).


Pubblicato il 31 ottobre 2016