La parola al nutrizionista

Si fa presto a dire banana...

Chi non conosce la banana? E’ il frutto per eccellenza, capace di mettere d’accordo grandi e piccini, adatto ad ogni tipo di ricetta, comodo da sbucciare, senza noccioli fastidiosi da eliminare, e con un gusto zuccherino straordinario… poche semplici qualità ed il gioco è fatto: le banane sono il frutto fresco più esportato nel mondo e se ne consumano circa 17 milioni di tonnellate all’anno.

La pianta di banana è la più grande pianta erbacea dotata di fiore; i suoi frutti  si sviluppano in una grande massa pendula detta “casco” che può pesare 30–50 kg. Nelle varietà coltivate i semi sono praticamente inesistenti, dei puntini neri all'interno del frutto. Il colore della polpa evolve dal verde verso il giallo e, in avanzato stato di maturazione, tende a manifestare chiazze marroni corrispondenti ad accumuli di zuccheri. Il livello di maturazione è visibile anche dal colore della buccia: tendente al verde nelle banane acerbe, al giallo scuro con piccole chiazze marroni in quelle molto mature.

 

Le banane coltivate per l’alimentazione appartengono al genere conosciuto come Musa e si dividono in due tipologie:

- banane dolci o dessert, quelle che tutti conosciamo, che costituiscono quasi il 50% della produzione mondiale e la pressoché totalità delle esportazioni;

- banane da cuocere, chiamate anche banane verdi, fra cui prevale il platano, sono invece prodotte per la vendita nei mercati locali o per l’autoconsumo.

 

Nel mondo esistono circa 1000  varietà di banane– lunghe e sottili, corte e tozze, rosse, arancioni, verdi e blu – che praticamente  nessuno conosce: la Blu Java ha la buccia blu e la polpa di consistenza cremosa, mentre la Macabu è nera con una polpa dolcissima. Un’altra varietà è chiamata Niño per le sue dimensioni ridotte e infine c’è anche una banana più squadrata con polpa burrosa dal gusto di limone maturo. Ma non basta: la ricerca  sta studiando altre novità. In Giappone sta spopolando la banana Monge, la  prima banana che si può mangiare con la buccia, anche perchè coltivata senza l’uso di pesticidi. In Africa, invece, si sta sperimentando una banana arricchita di carotenoidi, per contrastare la carenza di vitamina A che in quelle zone provoca una forte incidenza di cecità infantile.

 

Le banane contengono circa il 75% di acqua, il 23% di carboidrati, l'1% di proteine, lo 0,3% di grassi, e il 2,6% di fibra alimentare. La polpa della banana è ricca di vitamine A, B1, B2, C,  PP e,  in misura minore, di vitamine E e B6. È opinione comune che la banana sia un cibo particolarmente ricco di potassio, ma in realtà il contenuto medio di potassio della banana è di circa 350 mg per ogni 100 g di parte edibile, molto inferiore ad esempio ai 570 mg di una patata lessa o al forno, ai 450 mg dell’avocado e ai 400 del kiwi. Ma a parte i benefici derivanti dalla loro composizione, le banane sono molto versatili i in cucina: si possono mangiare intere, a fette o frullate, a colazione o per uno spuntino (evitatele invece dopo pranzo e dopo cena); si possono inoltre usare perla preparazione di svariati dolci, uno fra tutti la banana split.

 

La produzione bananiera è caratterizzata da una spiccata dualità con numerosi piccoli coltivatori che producono a fianco di poche grandi piantagioni. Le grandi piantagioni sono localizzate prevalentemente nell’America centro meridionale dove la conformazione geografica permette la creazione di vaste piantagioni, solitamente controllate da società multinazionali che, attraverso il  miglioramenti tecnologici  della coltivazione, hanno incrementato notevolmente la produttività. Nel mercato delle banane le principali innovazioni si sono verificate negli anni ’60 e ’70 con il passaggio dalla varietà Gros Michel alla Cavendish, più resistente al trasporto e ai funghi, l’inscatolamento delle banane, l’uso dei sacchetti di polietilene per la protezione dei frutti, lo sviluppo di teleferiche per il loro trasporto, e l’irrorazione aerea per il controllo delle numerose malattie che, dato il clima caldo umido delle regioni tropicali, costituiscono da sempre la principale minaccia per i raccolti. Questo impiego massiccio di fitofarmaci in aree del mondo caratterizzate da ecosistemi delicati quali le foreste pluviali pone un serio problema ambientale, al quale si aggiungono la perdita di biodiversità e lo sfruttamento della manodopera locale. Ma noi consumatori possiamo fare la differenza! Possiamo veramente decidere di mangiare banane ancora più buone ed allo stesso tempo agire per provocare un cambiamento. Innanzitutto diffidiamo di un prezzo troppo basso, che in genere cela cattive condizioni produttive e di lavoro. Una banana coltivata dall’altra parte del mondo può costare meno di una mela a chilometro zero? In secondo luogo, preferiamo le banane del mercato equosolidale, prodotte secondo criteri sociali, ambientali ed economici più equi. Il valore aggiunto di queste banane non è soltanto qualità e gusto ma solidarietà e responsabilità sociale.

 


Pubblicato il 15 aprile 2021