La parola al nutrizionista
Pet therapy: gli animali ci aiutano a guarire
L’intuizione che gli animali da compagnia potevano costituire un valido supporto terapeutico risale a tempi molto lontani, infatti, durante il processo di addomesticamento iniziato 12000 anni fa, si è istaurata, tra l’uomo e l’animale, una forte intesa affettiva ed emotiva.
Le bacche, seppur d’aspetto molto attraente, non vengono consumate fresche per il loro sapore amarognolo e l’elevata astringenza e tannicità della loro polpa, che è asciutta e spugnosa. Oggi il 90% dei cranberries viene destinato alla produzione di succhi (da soli o in miscela con altri frutti); in America, inoltre, sono molto apprezzati dall’industria dolciaria (confetture, gelatine, frutti disidratati, snacks) e da quella conserviera, che li commercializza inscatolati, interi o ridotti in purea. Dai frutti si ottengono pure estratti e concentrati per molteplici usi gastronomici e l’industria alimentare trova nel mirtillo rosso un ottimo colorante perchè i pigmenti della buccia sono stabili e non tendono ad imbrunire.
Il Mirtillo americano contiene significative quantità di antocianosidi, flavonoidi, acido citrico, malico, chinico ed ippurico, ed altre numerose sostanze che hanno proprietà antibatteriche che esplicitano la loro azione soprattutto a livello dell’apparato urinario.
Per il loro alto contenuto di vitamine e di antiossidanti i cranberries sono annoverati tra i cosiddetti “superfruits”, cioè quei frutti che hanno un’eccezionale ricchezza di nutrienti e di antiossidanti, tra i quali troviamo, per esempio, il mirtillo nero, il mango, l’uva, la melagrana, l’açai (il frutto della palma che cresce in Amazzonia), il goji (bacca di arbusto di origine tibetana, il Lycium barbarum). Il cranberries è apprezzato dagli americani soprattutto sotto forma di salsa da abbinare alle carni, in particolare al tacchino del Giorno del Ringraziamento.
Pubblicato il 01 marzo 2017