La parola al nutrizionista

Il nobile alloro

Rientrando a pieno titolo tra le piante medicinali di uso popolare, l’alloro vanta un ruolo fitoterapico nel trattamento dei disturbi funzionali a carico del tratto digerente e viene tradizionalmente utilizzato per la realizzazione di infusi e impacchi volti ad alleviare alcune condizioni dolorose, quali reumatismi e infiammazioni articolari.

L’alloro (Laurus nobilis) è un piccolo albero di forma piramidale che può raggiungere i 10 m di altezza. Originario dell’Asia Meridionale, è diffuso lungo le zone costiere settentrionali del Mar Mediterraneo, dalla Spagna alla Grecia all'Asia Minore. In IItalia cresce spontaneo nelle zone centro-meridionali e lungo le coste; nelle regioni settentrionali è invece coltivato e talvolta naturalizzato. In Sardegna  le attuali formazioni ad alloro sono relitti di una più estesa foresta a Laurus, che in seguito ai cambiamenti climatici si è conservata in aree di rifugio fino agli 800 metri di altitudine.

 

Il legno della pianta è aromatico ed emana il tipico profumo delle foglie che sono verde scuro, coriacee, lucide nella pagina superiore e opache in quella inferiore. L'alloro è conosciuto con il termine lauro; tuttavia in alcune regioni italiane con questo termine viene indicato anche il lauroceraso (Prunus laurocerasus), una pianta ornamentale che è tossica. A marzo, quando fiorisce, l'alloro è un'importante fonte di nettare e polline per le api, soprattutto nei climi temperati-freddi dove non ci sono altre fioriture rilevanti.

 

Rientrando a pieno titolo tra le piante medicinali di uso popolare, l’alloro vanta un ruolo fitoterapico nel trattamento dei disturbi funzionali a carico del tratto digerente e viene tradizionalmente utilizzato per la realizzazione di infusi e impacchi volti ad alleviare alcune condizioni dolorose, quali reumatismi e infiammazioni articolari.   In fitoterapia, le foglie d'alloro sono utilizzate anche per le loro virtù espettoranti,  antiossidanti e antimicrobiche.

 

In cucina le foglie di alloro, integre o macinate, si prestano molto bene all’arricchimento dei cibi; il suo aroma intenso e dolciastro le  rende particolarmente indicate per esaltare il sapore di carni e pesci e per le marinature. Nel periodo invernale, invece, l’alloro può essere utilizzato per aromatizzare brodi, zuppe e minestre, in particolare quelle di legumi. Ma l’alloro può arricchire anche i piatti dolci, realizzando creme o sciroppi aromatizzati per farcire dolci e torte.  La nociata, chiamata anche nocchiata, è un dolce alla frutta secca tipico delle regioni del centro Italia, in particolare Lazio e Umbria; la particolarità di questo dolce con le noci è che viene tagliata in pezzi ed ognuno di essi viene messo tra due foglie di alloro. Tra gli usi non gastronomici dell’alloro si può ricordare che dalle bacche si ricava un olio aromatico, ingrediente peculiare dell'antichissimo sapone di Aleppo che veniva inoltre utilizzato per preservare libri e pergamene. In Sardegna un tempo si faceva il cosiddetto "unguento laurino" - rimedio ottenuto con olio e burro di alloro (estratto con pressione a freddo dei frutti) unito a sostanze come ginepro, trementina e altre, che veniva usato nella cura popolare dei dolori, delle tumefazioni reumatiche e gottose e anche per la pratica veterinaria.

 

Le foglie di alloro hanno una attività repellente su alcune specie di insetti, il che lo rende efficace come pesticida naturale da utilizzare in luogo dei prodotti di sintesi, soprattutto per tenere lontane le tarme da armadi e cassetti. Il legno si utilizza per fabbricare piccoli mobili e per lavori di tornio.

Esistono numerose credenze curiose associate alla pianta di alloro. Nell'antica Grecia, l'alloro era considerato sacro ad Apollo, il dio dei vaticini: la sacerdotessa del dio (la Pizia) usava masticare foglie di alloro prima di profetizzare; questa usanza era legata probabilmente alle proprietà leggermente narcotiche dell’alloro. Nella tradizione popolare, invece, introdurre una foglia di alloro nella federa del cuscino, fa sì che si avveri il sogno di quella notte. In età romana, corone di alloro cingevano il capo dei sommi, quali poeti, consoli, letterati, imperatori; nel Medioevo la corona di "Laurus nobilis" era simbolo di trionfo nella poesia e con i suoi profumati ramoscelli si incoronavano i grandi poeti (comune è proprio la raffigurazione di Dante Alighieri con il capo cinto d'alloro). Questa usanza è sopravvissuta fino ai nostri giorni:  chi porta a termine un percorso di studi universitari viene  cinto da una corona d'alloro come simbolo di "sapienza".

 


Pubblicato il 04 luglio 2024