La parola al nutrizionista
Le pallide perle del vischio
Oggi il vischio, insieme alla stella di natale ed all’agrifoglio, è tra le piante più rappresentative del periodo natalizio: ogni anno, in prossimità delle festività natalizie, le attività commerciali e le abitazioni si riempiono di addobbi natalizi, vegetali o artificiali.

Il vischio è una pianta sempreverde parassita di numerosi alberi ospiti, in particolare conifere e alcune latifoglie es. pioppi, salici, aceri, betulle, tigli, meli, robinia). Se ne può notare la presenza specialmente in inverno, quando i suoi cespugli cresciuti sui tronchi e sui rami sono più evidenti grazie all'assenza di foglie della pianta ospite.
Il vischio ha fusti con caratteristiche ramificazioni dicotomiche; le fglie sono oblunghe e coriacee, di colore verde-giallastro, colore che è valso al vischio l’appellativo virgiliano di “ramo d’oro”. I frutti sono bacche sferiche, biancastre e translucide, contenenti una polpa gelatinosa e vischiosa tossica per l’uomo (ma anche per cani e gatti) ma non per gli uccelli che se ne cibano in inverno diffondendo i semi della pianta. Pur essendo in grado di compiere la fotosintesi, il vischio sottrae acqua, sali minerali e azoto alla pianta ospite, la quale di solito non subisce danni, a patto che non ci siano troppi individui parassiti.
Il succo delle bacche veniva usato per preparare colle usate nell'uccellagione. A questo uso fanno riferimento alcuni modi di dire entrati nel linguaggio corrente: può essere vischiosa una sostanza attaccaticcia o una persona particolarmente tediosa, mentre non è gradevole rimanere invischiati in certe situazioni. Alla natura parassita di questa pianta Giovanni Pascoli dedicò una poesia, intitolata proprio "Il vischio".
ll vischio è rilevante per diverse culture; in particolare Celti e Greci consideravano le sue bacche bianche come simboli della fertilità maschile. All’epoca dei Celti, il vischio, assieme alla quercia, era considerato pianta sacra e dono degli dei e i sacerdoti, detti druidi, conferivano al vischio molte proprietà curative e lo usavano per preparare infusi e pozioni contro ogni malattia. La raccolta del vischio durante il solstizio d’Inverno era considerata la più efficace per preservare le qualità magiche della pianta. Così l’acqua in cui era messo a macerare il vischio era considerata benedetta e distribuita tra i malati o come prevenzione per attirare la buona sorte. Ma nel Medioevo l’ostracismo della Chiesa contro l’antica religione degli Antenati, finì per demonizzare la pianticella di vischio, impedendone l’uso nelle chiese e nelle case, e solo il popolino continuò ad utilizzarlo come amuleto al collo o appeso alle porte delle stalle o nelle cucine. In Francia, però, la tradizione della raccolta del vischio continuò ad essere osservata anche dopo la cristianizzazione; ancora nel XV secolo era celebrata la cerimonia, detta guilanleuf o auguilanneuf in cui chi raccoglieva il vischio gridava rivolgendosi alla folla “O Ghel an Heu” (”Che il grano germogli!”).
Oggi la ricerca scientifica ha messo in luce i numerosi principi attivi dall’azione ipotensiva, antinfiammatoria, immunostimolante e persino antitumorale del vischio, pianta della quale si utilizzano sia le bacche sia i rami fogliati della giovane pianta per ottenere infusi, estratti, tinture madri o gemmoderivati.
In epoca cristiana nel mondo occidentale si iniziò ad usare il vischio in occasione del Natale come decorazione, sotto la quale ci si aspetta che gli innamorati si bacino, oltre che come protezione da streghe e demoni. Oggi il vischio, insieme alla stella di Natale ed all’agrifoglio, è tra le piante più rappresentative del periodo natalizio: ogni anno, in prossimità delle festività natalizie, le attività commerciali e le abitazioni si riempiono di addobbi natalizi, vegetali o artificiali. È una tradizione antica che porta allegria nelle nostre case e che contribuisce a creare la giusta atmosfera per i festeggiamenti in famiglia, ma la magia del Natale non deve farci dimenticare l’impatto ecologico dei nostri acquisti, che devono essere di provenienza lecita e i sostenibili.
Come per gli abeti, anche per la raccolta di questa pianta appartenente alla flora spontanea, sono previste delle regole ben precise per scongiurare una raccolta selvaggia di questa rara pianta. Presupposto imprescindibile per evitare di incorrere nelle sanzioni è informarsi e documentarsi presso le autorità competenti e/o di controllo se in quella zona o località il prelievo è ammesso e a quali condizioni, soprattutto se si tratta di aree protette.Non è previsto un generale divieto alla raccolta del vischio, tuttavia è ammesso raccoglierne solo una quantità moderata (ad es. da potersi stringere nel palmo di una mano) e a patto di non danneggiare la pianta ospite quindi senza recidere il ramo della pianta parassitata sul quale vegeta il vischio o altri rami per agevolarne la raccolta. La raccolta in Parchi Nazionali, Riserve naturali o in altre aree protette è soggetta a regole più restrittive per ragioni legate alla tutela della biodiversità, per cui potrebbe essere ulteriormente limitata o addirittura vietata.
Pubblicato il 18 novembre 2024